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Le storie del Corano sono vere e non contengono falsità, pertanto non è possibile suddividerle in base alla loro veridicità o invenzione. Infatti tutto ciò che il sacro Corano narra degli eventi passati è veritiero, sebbene non siano considerate vere e proprie vicende storiche, poiché il Corano non è né un libro di storia, né ha il fine di raccontare i fatti storicamente, ed è per questo che racconta solo alcuni aspetti di queste storie, secondo i suoi fini.
Tuttavia si può dire che solo ciò che viene citato come esempio in riferimento a un soggetto generale, e non a un individuo in particolare, è allegorico; infatti in questi casi è espressamente menzionato l’aspetto metaforico, per esempio “assomigliano al ragno che si è dato una casa” oppure “sono come bestiame di fronte al quale si urla, ma che non ode che un indistinto richiamo”, non si può negare che queste similitudini possano essere applicate a più referenti simili, però ciò che viene narrato in qualità di vicende reali e accadute non può essere considerato leggenda, simbolo o allegoria.
Per quanto concerne questa questione, se il Corano narra storie fondate su vicende storiche oppure, in base a particolari metodi e necessità espressive, a volte si allontana dalla realtà, raccontando metafore irreali e narrazioni simboliche, fino ad ora sono state svolte importanti ricerche e studi, e sono state esposte diverse teorie[1], che in questa sede non possiamo analizzare in modo approfondito. Pertanto in questo articolo riassuntivamente possiamo dire che il Corano è la parola di Dio, ovvero la pura verità in cui nessuna falsità ha accesso. Le parole del Corano spiegano le conoscenze divine e sono state rivelate in modo da essere comprensibili alla gente comune. La parola divina è essenzialmente diversa da quella umana: gli esseri umani per esprimere alti concetti talvolta sono costretti a mescolare la verità con fantasticherie e narrazioni irreali, esprimendo il proprio concetto reale attraverso storie ermeneutiche e allegoriche; ciò è dovuto ai limiti essenziali dell’essere umano, ma Iddio che è infinito e pura verità, anche la Sua parola è pura verità, nessuna falsità o irrealtà, anche sottoforma di narrazione, trova accesso in essa.
Secondo la nostra opinione le espressioni che il sacro Corano utilizza riguardo alle storie che narra dimostrano che esso racconta vicende vere e riporta notizie reali e accadute in passato, per esempio “Nelle loro storie c'è una lezione per coloro che hanno intelletto. Questo [Corano] non è certo un discorso inventato, ma è la conferma di ciò che lo precede, una spiegazione dettagliata di ogni cosa, una guida e una misericordia per coloro che credono”[2], e “Ti raccontiamo tutte queste storie sui messaggeri, affinché il tuo cuore si rafforzi. In questa [sura] ti è giunta la verità insieme con un ammonimento ed un monito per i credenti”[3].
Il sacro Corano in questi versetti considera le proprie storie verità e un esempio per i saggi, e non è concepibile che possano essere irreali.
Considerando questi versetti, tutte le narrazioni del Corano, tra cui quella della creazione di Adamo (A), ecc., sono vicende reali, anche se raccontate in forma di storia e allegoria, infatti il Corano è un libro guida e proviene dalla Verità pura, non è quindi possibile che narri storie inventate per guidare. Di principio Iddio l’Altissimo non ha bisogno di fare una tale cosa. Narrare storie è uno dei metodi per guidare e far comprendere un argomento; anche i nostri grandi sapienti utilizzano al meglio quest’arte per esprimere i propri fini. Nelle storie umane non è un problema utilizzare la fantasia, ma il Corano non è un libro di storie e di narrazioni. Esso non contiene altro che verità e la verità non può essere mescolata ad elementi fantastici, inventati e irreali, ché in questo caso non sarebbe più verità.
Fondamentalmente una delle caratteristiche dell’invito dei Profeti divini (A) è di evitare l’impiego di metodi sgradevoli per diffondere la religione, che alterano la fiducia degli interlocutori, pertanto il Profeta dell’Islam (S), come i Profeti precedenti (A), non aveva bisogno di inventare leggende o storie irreali per trasmettere il messaggio divino, da affermare che le narrazioni del sacro Corano non siano vere.
L’allamah Tabatabai, confutando la teoria di coloro che affermano che le storie del Corano sono simboliche, riguardo ai versetti che parlano di Azar, lo zio del profeta Abramo (A), afferma: “Alcuni ricercatori pensano che il sacro Corano in molte delle sue storie dei popoli antichi, non cita i loro elementi principali come il tempo, il luogo, le condizioni naturali, sociali e politiche, pertanto nelle storie del Corano è stato scelto un metodo narrativo per raggiungere meglio l’obiettivo, senza che la verità venga distinta dalla falsità; perciò è possibile che per giungere al proprio fine (cioè guidare gli esseri umani verso la beatitudine), il Corano faccia uso di narrazioni diffuse tra il popolo e la Gente del Libro, anche se non si è sicuri della loro veridicità, o addirittura siano storie inventate. Queste affermazioni sono sbagliate, infatti il Corano non è né un libro di storia né una narrazione fantastica, ma è un libro inviolabile in cui la falsità non trova accesso; è la parola di Dio, che non dice altro che la verità e per giungere a essa non esige l’aiuto della falsità. Com’è possibile che la destinazione sia la verità assoluta e allo stesso tempo, in qualche modo, abbia accesso la falsità?!”[4].
Il martire Motahhari, trattando della necessità che i metodi di propaganda religiosa siano leciti, cita la teoria secondo cui le storie del Corano non sono reali e non ve n’è traccia nelle narrazioni storiche, quindi afferma: “Tutte le vicende che avvengono nel mondo sono forse riportate nei libri di storia?”, in seguito confutando coloro che sostengono che lo scopo delle storie nel Corano non sia storico ma educativo, quindi non è necessario, secondo loro, che queste storie siano vere, sostiene: “È impossibile, in base alla logica profetica, che i Profeti (A) per esprimere una verità ricorrano a vicende non accadute o alle menzogne, ancorché simboliche”[5].
Nel Corano, per la sua saldezza, argomentazione e armonia con la natura intrinseca e l’intelletto dell’essere umano, non può insinuarsi la falsità: “non lo tange la falsità in nessuna delle sue parti e in nessun modo”[6]. Una delle accuse che i nemici dell’Islam rivolgevano al nobile Messaggero (S) era di insinuare che aveva portato invenzioni poetiche e fantasticherie. Iddio di fronte a queste false accuse, ribadisce che egli non era un poeta: “Non gli abbiamo insegnato la poesia, non è cosa che gli si addice”[7].
Il Corano non presenta mai storie simboliche e irreali come vere, e se vuole narrare un evento realmente accaduto, lo racconta sottoforma di storia. Le storie del Corano non sono inventate, sono verità accadute nel passato, e il Corano non le narra per intrattenere la gente, ma per dedurne conclusioni vere per guidare, educare e purificare le persone, è per questo che Iddio descrive le storie del Corano come verità e le migliori narrazioni: “Racconta loro, in tutta verità, la storia dei due figli di Adamo”[8].[9]
Tuttavia si può dire che solo ciò che viene citato come esempio in riferimento a un soggetto generale, e non a un individuo in particolare, è allegorico; infatti in questi casi è espressamente menzionato l’aspetto allegorico, per esempio “assomigliano al ragno che si è dato una casa”[10] oppure “sono come bestiame di fronte al quale si urla, ma che non ode che un indistinto richiamo”[11], non si può negare che queste similitudini possano essere applicate a più referenti simili, però ciò che viene narrato in qualità di vicende reali e accadute non può essere considerato leggenda, simbolo o allegoria.
Come sappiamo le similitudini sono di due tipi: reali e irreali, gli esempi reali sono quelli accaduti nel passato e l’autore per spiegare i propri concetti all’interlocutore utilizza queste vicende storiche, talvolta invece usa esempi irreali. Le storie del Corano sono tutte vicende accadute nel passato, narrate come esempio da cui dedurre conclusioni edificanti, ed è per questo che Iddio dice al Suo Messaggero (S): “Proponi loro la metafora …”[12], per Iddio non è un problema proporre esempi dalle realtà della natura: “In verità Allah non si vergogna di citare l’esempio di una zanzara o qualcosa di più [piccolo] di essa”[13].
Pertanto tutto ciò che il Corano narra come esempio o storie è per spiegare una profonda verità, rendendola così più semplice e comprensibile a tutti. Il Corano non presenta mai una cosa simbolica e irreale come reale e se vuole raccontare una vicenda accaduta realmente la narra sottoforma di storia: “Ti racconteremo la loro storia secondo verità”[14].[15]
La lingua del Corano per quanto concerne le storie, sia dal punto di vista del metodo di narrazione che del contenuto, si fonda sulla verità e la sincerità, pertanto nessun argomento irreale e falso è presente in esso. Non è quindi corretto suddividere le storie del Corano in base al fatto che in esse siano presenti fantasticherie o leggende, poiché tutto ciò che il sacro Corano narra delle vicende accadute nel passato, per le motivazioni che abbiamo citato, è veritiero, anche se non fossero vicende tecnicamente storiche, infatti il Corano non è né un libro di storia, né ha il fine di raccontare i fatti storicamente, ed è per questo che racconta solo alcuni aspetti di queste storie, in base ai suoi fini.
[1] Per esempio: Mohammad Baqer Sa'idi Rushan, Tahlil-e Zaban-e Qor'an va Ravesh-shenasi-e Fahm-e an; Abolfazl Sajedi, Zaban-e Din va Qor'an.
"لَقَدْ کَانَ فِی قَصَصِهِمْ عِبْرَةٌ لِّأُوْلِی الأَلْبَابِ مَا کَانَ حَدِیثاً یُفْتَرَى وَ لَـکِن تَصْدِیقَ الَّذِی بَیْنَ یَدَیْهِ وَ تَفْصِیلَ کُلَّ شَیْء وَ هُدًى وَرَحْمَةً لِّقَوْم یُؤْمِنُونَ".
Sacro Corano 12:111.
"وَ کُـلّاً نَّقُصُّ عَلَیْکَ مِنْ أَنبَاء الرُّسُلِ مَا نُثَبِّتُ بِهِ فُؤَادَکَ وَجَاءکَ فِی هَـذِهِ الْحَقُّ وَ مَوْعِظَةٌ وَ ذِکْرَى لِلْمُؤْمِنِینَ".
Sacro Corano 11:120.
[4] Cfr.: Seyyed Mohammad Hosseyn Tabatabai, Al-Mizan, vol. 7, pp. 165 e 166, Jame'e-ye modarresin, Qom.
[5] Cfr.: Morteza Motahhari, Majmu'e-ye Athar, vol. 16, pp. 99 e 100, Sadra, Teheran, 1999.
[9] 'Abdollah Javadi Amoli, Tafsir-e Mozu'i-e Qor'an, vol. 1, pp. 298-301, Markaz-e nashr-e Isra', Qom, 1999.
"وَ اضْرِبْ لَهُمْ مَثَلاً رَجُلَیْنِ جَعَلْنا لِأَحَدِهِما جَنَّتَیْنِ مِنْ أَعْنابٍ وَ حَفَفْناهُما بِنَخْلٍ وَ جَعَلْنا بَیْنَهُما زَرْعا".
“Proponi loro la metafora dei due uomini: ad uno di loro demmo due giardini di vigna circondati da palme da datteri, separati da un campo coltivato”, Sacro Corano 18:32.
"إِنَّ اللَّهَ لا یَسْتَحْیی أَنْ یَضْرِبَ مَثَلاً ما بَعُوضَةً فَما فَوْقَها فَأَمَّا الَّذینَ آمَنُوا فَیَعْلَمُونَ أَنَّهُ الْحَقُّ مِنْ رَبِّهِم".
“In verità Allah non si vergogna di citare l’esempio di una zanzara o qualcosa di più [piccolo] di essa. Coloro che credono sanno che si tratta della verità che proviene dal loro Signore”, Sacro Corano 2:26.
[14] Sacro Corano 18:13.
[15] Cfr.: 'Abdollah Javadi Amoli, Tafsir-e Mozu'i-e Qor'an, vol. 1, pp. 299 e 300, Markaz-e nashr-e Isra', Qom, 1999.