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L’essere umano esegue i propri doveri religiosi secondo le proprie capacità; perciò lei deve recitare le preghiere meritorie in proporzione alle sue capacità e al tempo che le rimane dopo aver svolto le attività necessarie alla sua vita.
L’esecuzione delle preghiere meritorie richiede fervore, amore ed entusiasmo; altrimenti avrebbe effetti negativi e non positivi sull’animo umano.
La risposta alla sua domanda può essere spiegata attraverso i seguenti punti:
1. Dai versetti del Corano[1] e dagli hadìth si può comprendere che un individuo è esortato a compiere gli atti meritori nella misura delle proprie forze. Anche riguardo a certi atti obbligatori Iddio l’Altissimo o ha stabilito un arco di tempo più lungo in cui eseguirli, come le preghiere obbligatorie quotidiane, oppure ha decretato degli atti sostitutivi: ad esempio chi, a causa di malattia, non può digiunare, ne è esentato e dovrà recuperare il digiuno quando sarà guarito. Iddio non chiede pertanto a nessuno più delle sue capacità. La fede islamica è una religione semplice, conforme all’intelletto, alla logica e alla natura umana.
2. È vero che Iddio ha stabilito delle preghiere meritorie che precedono o seguono quelle obbligatorie quotidiane e che possiedono una grande ricompensa, però la capacità della gente rispetto al loro compimento è differente e cambia secondo i casi e i momenti. Se un individuo può eseguirle tutte e lo fa, otterrà una grande ricompensa, altrimenti può recitarle in base alle propria capacità. È meglio che gli atti meritori siano compiuti con amore e zelo: esagerando con le adorazioni meritorie e compiendole senza desiderio e con fatica, è possibile ottenere effetti negativi e che un individuo perda interesse per l’adorazione di Dio.
L’imam al-Baqir (A) disse: “Il nobile Inviato di Dio (S) disse: «Sappiate che in principio per ogni atto d’adorazione v’è molto zelo, poi lentamente termina nella svogliatezza. Colui il cui ardente desiderio nel compiere gli atti d’adorazione sia conforme alla mia tradizione, ovviamente è stato guidato, mentre chi contraddice la mia tradizione, è deviato e le sue azioni gli saranno deleterie. Sappiate che io che sono l’Inviato di Dio, recito la preghiera e dormo; a volte digiuno e a volte no; rido e pure piango; chiunque dunque volti le spalle alla mia tradizione e condotta, non appartiene a me e lo disprezzo …»”[2].
L’imam Sadiq (A) disse: “Non fate in modo che l’adorazione divina diventi intollerabile dal vostro punto di vista”[3].
È pertanto meglio che ogni qualvolta vi sia fervore, amore e desiderio di compiere atti meritori, uno li compia, in caso contrario deve limitarsi a quelli obbligatori e chiedere a Dio di donargli la grazia di eseguire quelli meritori e provare fervore per essi.
3. Nel caso un individuo, per qualsiasi motivo, non riesca a recitare le preghiere meritorie entro il loro tempo stabilito, potrà recuperarle.
4. Per persuadersi al compimento degli atti meritori, amarli e mostrare attaccamento ad essi, devono essere analizzate le basi del proprio pensiero e bisogna sforzarsi di correggerle e rafforzarle. Il punto di vista personale concernente Iddio, l’universo, l’essere umano, la resurrezione, ecc., esercita un’influenza diretta sulla propria fede e altresì sul sentirsi vincolati a compiere gli atti meritori e sul proprio comportamento. È dunque necessario rafforzare la propria conoscenza religiosa affinché il pensiero influenzi il comportamento.
5. Per eseguire i doveri religiosi e altri atti gradevoli, bisogna possedere una forte volontà e rafforzarla.
6. Gli esseri umani, nella propria vita, devono dedicarsi a faccende fondamentali che hanno maggior importanza e ricompensa del compiere gli atti meritori, come provvedere ai bisogni per il benessere della propria vita, poiché in alcuni casi, se questi bisogni non vengono soddisfatti, un individuo non può trovare forza e fervore per compiere gli atti d’adorazione.
L’imam Baqir (A) disse: “Chiunque si occupi di ottenere il pane quotidiano (e i beni della vita) per non dipendere dalla gente, per il benessere della propria famiglia e per fare del bene al vicino, il Giorno del Giudizio incontrerà Iddio il Magnificente con un volto splendente come la luna piena”[4].
Inoltre negli hadìth si narra che un gruppo di compagni del Profeta (S) aveva abbandonato il lavoro, chiuso i propri negozi e si era dedicato all’adorazione dicendo: “Il nostro pane quotidiano arriverà”. Quando il Profeta udì questa notizia, richiamò quel gruppo e disse: “Che cosa vi ha spinto a comportarvi così?”. Risposero: “O Inviato di Dio, Iddio si è preso l’impegno di procurarci il nostro pane quotidiano e perciò ci siamo dedicati all’adorazione”. Quel Nobile (S) replicò: “Non saranno esaudite le suppliche di chiunque agisca in questo modo; andate a lavorare (e cercate un sostentamento lecito)”[5].
Quindi se l’ottenimento del pane quotidiano in modo lecito, che per il tutore della famiglia è obbligatorio, entra in conflitto con degli atti meritori, è necessario compiere ciò che è obbligatorio e abbandonare ciò che è meritorio. Bisogna tuttavia considerare che cercare il pane quotidiano differisce dal desiderare troppo ed esagerare.
Per concludere occorre provvedere sia a questo mondo che all’Aldilà, e se si abbandona uno dei due, non si raggiungerà la beatitudine.
[1] Per esempio:
«فَاتَّقُوا اللَّهَ مَا اسْتَطَعْتُمْ وَ اسْمَعُوا وَ أَطیعُوا وَ أَنْفِقُوا خَیْراً لِأَنْفُسِکُمْ...»
“Temete Allah per quello che potete, ascoltate, obbedite e siate generosi: ciò è un bene per voi stessi”. (Sacro Corano, 64:16)
«...فَاقْرَؤُا ما تَیَسَّرَ مِنْهُ وَ أَقیمُوا الصَّلاةَ وَ آتُوا الزَّکاةَ...»
“… Recitatene dunque quello che vi sarà agevole. Assolvete all'orazione e versate la decima …” (Sacro Corano, 73:20)
[2] Mohammad Baqer Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 68, pp. 209 e 210, Mu'assisat al-Wafa', Beirut, 1404 AH.
[3] Ivi, pag. 213.
[4] Muhammad ibn Hasan ibn Alì Hurr 'Amili, Wasa'il al-Shiah, vol. 17, pag. 21, Mu'assisat Al al-Bayt, Qom, 1409 AH.
[5] Muhammad ibn Ya'qub Kulayni, Al-Kafi, vol. 5, pag. 84, Dar al-Kutub al-Islamiyyah, Teheran, 1986.