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Dal punto di vista della filosofia islamica morte significa che l’anima umana abbandona il controllo del corpo e si separa da esso. Questa opinione deriva dai versetti e dagli hadìth che non considerano la morte annullamento e nulla.
Nelle fonti islamiche, si definisce la morte con vari termini, tutti hanno però un punto in comune ossia che la morte non è annullamento e nulla, ma il passaggio da uno stadio a un altro; infatti l’essere umano è composto di corpo e anima, e con la morte, che è mancanza di vita del corpo, l’anima si trasferisce nell’Aldilà, perciò la morte viene assegnata all’essere umano.
La morte è il momento in cui l’angelo della morte riceve l’anima, ed è come un sonno molto lungo, mentre invece il sonno è una morte momentanea. La morte è quindi una realtà ricevuta, non decesso e annullamento; bensì una rinascita dalla natura, attraverso cui si entra in un nuovo mondo, non confrontabile col mondo naturale, similmente all’utero della madre che non è paragonabile al mondo naturale.
La morte è un ponte e un passaggio, e attraversandolo, l’essere umano entra in un nuovo luogo, si libera dalle difficoltà; ciò nel caso in cui abbia costruito la propria vita terrena e non abbia rovinato quella ultraterrena.
Per rispondere al quesito se si può posticipare la propria morte, c’è da dire che nei versetti e negli hadìth si accenna a due tipi di morte: il “termine sospeso a condizione” e il “termine sicuro”, chiamati anche in altri modi nelle fonti islamiche.
Il termine sospeso a condizione è il termine del periodo fissato in cui l’essere umano vivrà in questo mondo, esso può però essere diminuito o aumentato, per esempio mantenendo i rapporti con i propri parenti e donando l’elemosina, si può ritardare questa morte. Invece se ci si comporta in modo da farsi rifiutare dai propri genitori o s’interrompono i rapporti con i parenti, il periodo di vita diminuirà. Questo è il termine registrato nella Tavola della Cancellazione e della Conferma.
Invece il termine sicuro non può essere rinviato ed è registrato nella Madre del Libro (Umm al-Kitab).
Nelle fonti islamiche si utilizzano varie espressioni inerenti alla morte e alla sua realtà, ognuna delle quali ne descrive un aspetto. Prima di esaminare i versetti e gli hadìth, citiamo alcune opinioni di filosofi musulmani come introduzione.
Avicenna sostiene che la morte non è altro che l’abbandono da parte dell’anima dei mezzi di cui stava usufruendo, vale a dire le parti del corpo[1].
Molla Sadra afferma che la morte è la separazione dell’anima dal corpo e l’anima, nel suo movimento sostanziale, arriva a un livello in cui non necessita più dei mezzi del corpo. Il corpo è come una nave, su cui l’anima si è imbarcata per affrontare il viaggio verso Dio, attraverso le terre dei corpi e il mare delle anime; quindi dopo aver attraversato questo stadio, non ha più bisogno del corpo ed è in questo momento che viene sopraffatto dalla morte. La morte pertanto non è come sostengono i medici la fine delle forze naturali, la fine del calore istintivo, ecc.; al contrario, la morte è una fase naturale per l’anima che è fonte di bene e perfezione, ed è perciò un suo diritto[2]. A tale proposito, nelle discussioni razionali si sostiene che la morte è la separazione dell’anima dal corpo e l’interruzione del suo controllo sul corpo.
In ogni caso, i filosofi musulmani hanno tentato di interpretare la morte, ispirandosi al Corano e agli hadìth, quindi anche noi faremo riferimento a questi ultimi:
1. Il Corano a volte considera la morte come mancanza di vita e dei suoi effetti come la comprensione e il volere. Ovviamente la mancanza di vita ha senso per ciò cui a sua volta la presenza di vita può essere attribuita.
“Eravate morti ed Egli vi ha dato la vita, poi vi farà morire”[3].
Oppure riguardo agli idoli dice: “[Essi sono] morti e non vivi”[4]. La morte è mancanza di vita e quando viene conferita all’essere umano è perché egli è composto di anima e corpo; il corpo, dopo aver acquisito vita, la perde, quindi si può dire che la morte ha sopraffatto l’essere umano, invece nel Corano all’anima non viene attribuita la morte, allo stesso modo degli angeli[5].
2. Una delle espressioni utilizzate dal Corano concernente la morte è la parola tawaffi[6], che deriva dalla radice wa-fa-ya col significato di ricevere qualcosa senza mancanze, per esempio “tufitu al-mal” significa “ho ricevuto il denaro senza ammanchi”. In quattordici versetti del Corano questa espressione è utilizzata per il vocabolo morte, ed esprime le seguenti verità:
a. L’essere umano possiede un aspetto immateriale, grazie a cui non si annulla e, senza alcuna mancanza, viene affidato ai responsabili occulti di Dio che accolgono questo suo aspetto spirituale. Esso è ciò che in vari versetti viene chiamato anima, attraverso cui l’essere umano passa a una nuova vita.
b. La vera identità dell’essere umano non è il suo corpo, poiché esso gradualmente deperisce[7] e non è consegnato ad altro luogo. Ciò è confermato dal fatto che in questi versetti si cita una serie di azioni vitali - parlare con gli angeli, sperare e richiedere - che vengono attribuite all’essere umano dopo la morte e ciò attesta che la realtà dell’essere umano non è il suo corpo senza capacità di comprensione, altrimenti il suo parlare, ecc., non avrebbe senso. È la sua vera identità che viene consegnata all’angelo della morte[8], c’è quindi da dire che la morte è consegna e non decesso[9]. La morte è allora un’entità che è possibile creare, per questo il Corano la considera una creatura[10].
Nel versetto 42 della sura al-Zumar (39) leggiamo: “Allah accoglie le anime al momento della morte e quelle che non sono morte durante il sonno. Trattiene poi quelle di cui ha deciso la morte e rinvia le altre fino a un termine stabilito”; per morte e sonno s’intende la morte e il sonno del corpo, non dell’anima, poiché è il corpo che muore e si addormenta e non l’anima; perciò la morte è un lungo sonno e il sonno una morte momentanea. In altre parole, la morte non è molto diversa dal sonno, anche se quest’ultimo è un trattenere incompleto, cioè all’anima viene di nuovo concesso il permesso di tornare al corpo[11].
Dai versetti 60-61 della sura al-Waqi'ah (56) si deduce che la morte è un passaggio da un luogo a un altro, da una creazione a un’altra e non è annullamento ed estinzione[12], possiamo allora dire che la morte è una nuova e seconda nascita.
Il nobile Profeta (S) disse: “Voi non siete stati creati per l’annullamento, ma per la permanenza, passate solo da un luogo a un altro”[13].
L’imam Alì (A) descrive la morte come la separazione dalla casa dell’annullamento e la partenza verso quella della permanenza[14], che è eterna, perciò l’individuo razionale deve prepararsi ad essa come merita. L’imam Husayn (A) con una suggestiva espressione paragona la morte a un ponte attraverso cui il credente passa dal dolore e dalle difficoltà al Paradiso[15].
Riguardo alla domanda se è possibile procrastinare la morte, c’è da dire che nelle fonti islamiche sono citati due tipi di morte[16]. Il Corano dice: “È Lui che vi ha creati dalla terra e ha stabilito il termine vostro; pure un altro termine è fissato presso di Lui”[17], cioè l’essere umano ha un termine incerto e uno fissato, che è presso Dio e non viene modificato, infatti “ciò che è presso Dio permane”[18]. Quest’ultimo è quel termine sicuro cui si fa riferimento nel versetto 49 della sura Yunus (10): “Ogni comunità ha il suo termine. Quando esso giunge, non viene concessa né un'ora di ritardo né una di anticipo”.
È da tener presente che il rapporto tra il termine sicuro con quello incerto è che il primo sarà assolutamente adempito, mentre il secondo sospeso a condizione, perciò è possibile che quest’ultimo termine, a causa dell’assenza della condizione, non avvenga, mentre invece il primo è impossibile che non accada. Ora, se a questi argomenti aggiungiamo il versetto 39 della sura al-Ra'd (13): “Allah cancella quello che vuole e conferma quello che vuole. È presso di Lui la Madre del Libro”, deduciamo che il termine sicuro è quello registrato nella Madre del Libro e quello incerto nella Tavola della Cancellazione e della Conferma.
La Madre del Libro è conforme agli avvenimenti stabili, cioè gli avvenimenti in relazione alle loro cause complete che sono irrevocabili, e la Tavola della Cancellazione e della Conferma è conforme agli avvenimenti in relazione alle loro cause incomplete, anche chiamate condizioni, che è possibile possano incontrare ostacoli ed essere impedite nella loro influenza. Perciò a volte il termine sicuro e quello incerto corrispondono e talvolta no, comunque il termine che si attua è quello sicuro[19].
In ogni caso, il termine sospeso a condizione è possibile che venga posticipato e a seguito di ostacoli venga impedito. Perciò se negli hadìth leggiamo che se un individuo compie la tal azione, la sua vita si allungherà, indica che essa ostacola l’attuazione del termine incerto.
In un hadìth leggiamo: “Gli individui che vivono attraverso le loro azioni probe sono più numerosi di quelli che vivono con la loro vita naturale, gli individui che muoiono attraverso i loro peccati sono più di quelli che muoiono perché è giunto il loro termine”[20].
A volte si dice che dare l’elemosina impedisce il termine incerto[21] e allunga la vita; in altro luogo viene raccomandato di mantenere i rapporti con i parenti per allungare la vita[22].
[1] Shaykh al-Rayis, Risalat al-Shifa' min Khawf al-Mawt, pp. 340-345.
[2] Molla Sadra, Asfar, vol. 9, pag. 238.
[3] Sacro Corano 2:28.
[4] Sacro Corano 16:21.
[5] Al-Mizan, vol. 14, pag. 286.
[6] Sacro Corano 16:32; 8:50; 6:60; 39:42.
[7] Nel versetto 6:60, Dio dice: “è Lui che vi riceve”, usando il pronome “vi” intende “voi stessi”, “il vostro Ego”, che è una cosa sempre stabile.
[8] Cfr. Majmu'e-ye athar-e Shahid Motahhari, vol. 2, pp. 503-511.
[9] Cfr. Javadi Amoli Abdollah, Tafsir-e Muzu'i-e Qor'an, vol. 3, pp. 388-397 e vol. 2, pp. 497-509.
[10] “Colui che ha creato la morte e la vita”, sacro Corano 67:2 (Cfr. Payam-e Qor'an, vol. 5, pag. 430 in poi)
[11] Cfr. Payam-e Qor'an, vol. 5, pag. 433.
[12] Cfr. al-Mizan, vol. 19, pag. 133 e vol. 20, pag. 356.
[13] Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 6, pag. 249.
[14] “La morte è separazione dalla casa dell’annullamento e partenza verso quella della permanenza”, inoltre egli disse: “Venite presi dal vostro luogo di passaggio verso il vostro luogo di permanenza” (Nahj al-Balaghah Subhi Salih pag. 493), il mondo è un luogo di passaggio e l’Aldilà è il luogo della permanenza e con la morte è là che saremo trasferiti: “in quel giorno il ritorno sarà verso il tuo Signore” (Sacro Corano 26:30).
[15] Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 6, pag. 154; Ma'ani al-Akhbar, pag. 274; Mizan al-
ikmah, vol. 9, pag. 234.
[16] Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 5, pag. 139.
[17] Sacro Corano 6:2.
[18] Sacro Corano 16:96.
[19] Cfr. Tabatabai, al-Mizan, vol. 7, pp. 8-10.
[20] Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 5, pag. 140; Mizan al-Hikmah, vol. 1, p. 30.
[21] Mohammadi Rey Shahri, Mizan al-Hikmah, vol. 1, pag. 30.
[22] Mohammadi Rey Shahri, Mizan al-Hikmah, bab 1464 e 1467.