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Il verbo arabo “yahulu” (s’insinua) deriva dalla radice ha-waw-lam e significa frapposizione di un oggetto tra due cose. Per poter parlare di insinuazione, prima di tutto devono esserci due cose affinché una terza s’insinui tra loro; in secondo luogo le due cose devono essere vicine.
Con il termine cuore in questo versetto non s’intende il suo significato esteriore (l’organo vitale del corpo), ma l’essenza immateriale celeste dalla quale dipende l’umanità dell’uomo e alla quale vengono attribuiti molti degli stati spirituali, sia le percezioni intuitive che acquisite, come l’amore, il rancore, ecc. Un cuore che secondo un detto del Principe dei Credenti, Alì (A), è uno scrigno e il migliore dei cuori è quello che contiene le giuste conoscenze e intenzioni positive. Un cuore che è la ragione della superiorità dell’essere umano su tutte le creature. Quindi l’insinuarsi non ha un significato materiale ma è un atto completamente astratto e spirituale attraverso il quale Dio, l’Altissimo, vuole proclamare la Propria supremazia su tutti i pensieri e le azioni dell’essere umano. Infatti nel sacro Corano proclama la Propria presenza assoluta sui pensieri e sulle azioni umane: “… e Noi siamo più vicini a lui della sua vena giugulare”.(50:16)
Là si parla di presenza e qua di supremazia divina e certamente la presenza è una condizione fondamentale della supremazia. Comunque si possono avanzare anche altre interpretazioni, per esempio: Iddio con la morte s’insinua tra l’essere umano e il suo cuore, poiché questa dipende dal Suo volere e dalla sua supremazia e con la morte accede all’Aldilà, come leggiamo nella continuazione del versetto, “e verrete radunati tutti presso di Lui”, oppure anche con ciò da cui consegue una specie di morte avviene questa insinuazione, ad esempio con la deviazione; dato che il lato opposto di questa è la guida che è un tipo di vita. In altre parole quando un individuo non accetta l’invito di Dio ed è privato della vita proba, viene deviato e muore: “Allah ha messo un timbro sui loro cuori”. Un punto importante è che il motivo fondamentale del dimenticare se stessi è la dimenticanza di Dio. Come ci si può allontanare e dimenticare un Dio che è più vicino agli esseri umani di coloro che gli sono più vicini?! Sì, chi dimentica se stesso, crea una barriera tra se stesso e la propria capacità intellettiva e in questo modo muore involontariamente.
I profitti dell’insinuazione di Dio tra l’essere umano e il cuore si possono sintetizzare in questo modo: questa vicinanza manifesta la presenza e la supervisione di Iddio in tutti i luoghi e il Suo dominio su tutte le creature. Il potere e il successo appartengono a Lui. Anche l’attività dell’intelletto e quella dello spirito sono nelle Sue mani. Quindi l’essere umano non deve trascurare nemmeno un attimo questo potere assoluto.
Le parole chiave di questo nobile versetto sono il verbo “yahulu” (s’insinua) e “cuore”.
a. Il verbo “yahulu” significa s’insinua e ostacola. Questo termine deriva dalla radice ha-waw-lam, utilizzata con il significato di alterazione e frapposizione tra due cose[1]. In base al secondo significato se il sole si trova tra la luna e la terra diciamo che si è insinuato tra loro due. Quando si parla d’insinuazione innanzitutto devono esistere due cose affinché un terzo oggetto si frapponga tra loro e le separi. Secondo, per norma, quelle due realtà devono essere vicine affinché la terza interrompa questa vicinanza e crei una distanza tra esse.
b. Il significato terminologico della parola “qalb” (cuore) è rivoluzione e alterazione. I motivi per i quali l’organo speciale che si trova nella parte sinistra del petto umano viene chiamato qalb, sono la continua modificazione e lo sforzo compiuto per regolare la vita umana con i propri movimenti ritmici.[2]
Il significato di cuore nel Corano rappresenta quell’essenza immateriale celeste da cui dipende l’umanità dell’uomo e alla quale vengono attribuiti molti degli stati spirituali, ad esempio le percezioni, sia intuitive che acquisite, come l’amore e il rancore, ecc. Anche laddove il Corano nega le percezioni da parte del cuore, si riferisce al fatto che il cuore non è sano.[3]
Dato che il cuore è l’organo principale del corpo, può essere inteso come la parte originale del corpo e dell’esistenza. Secondo le tradizioni e applicazioni coraniche coloro che sono privi di comprensione e perspicacia possono pertanto essere definiti privi di cuore. L’allamah Tabatabai considera il cuore lo spirito umano che attraverso la forza e i sentimenti interni esegue le proprie azioni vitali[4], ovvero ciò che ordina, ama e odia.
In altre parole perché Dio l’Altissimo, tra tutti gli organi del corpo, ha scelto e parlato di una realtà di nome cuore per insinuarsi, dal momento che è il creatore dell’essere umano, domina su ognuna delle sue parti e può impossessarsene a suo piacimento, s’insinua tra l’uomo e il suo orecchio, tra di lui e il suo cuore materiale, tra di lui e il suo occhio, ecc.?
Risposta: Poiché il Corano non è solo un libro scientifico ma anche un libro guida. Da un altro lato la via per giungere alle conoscenze divine non è costituita solo dall’intelletto ma esiste anche la via del cuore. Quindi il Corano in molti versetti si occupa direttamente del cuore e giacché è un libro celeste per tutta la gente, per tutti i secoli e generazioni, ha dato primaria e maggiore importanza alla via del cuore e dell’indole primordiale rispetto a quella del pensiero.
A volte l’essere umano possiede una grande intelligenza attraverso la quale si muove il cuore e a volte grazie al movimento del cuore si ottiene il pensiero. Il Corano ha posto entrambe le vie di fronte a noi ma il fondamento dell’educazione umana è il risveglio del suo cuore che quando muta e si rende conto di Dio, acquista valore.[5]
A tal proposito l’imam Alì (A) disse: “Questi cuori sono degli scrigni e i migliori di essi sono quelli che contengono maggiori conoscenze vere e intenzioni positive”. Alcuni ricercatori affermano:
Il cuore è la ragione della nobiltà e della superiorità dell’essere umano grazie al quale è migliore di tutte le creature. Attraverso il cuore conosce Dio, i suoi attributi e alla fine diventa suscettibile alle riserve divine. Quindi in realtà il cuore conosce Dio, agisce per Lui ed è diligente nei Suoi confronti. Dio si rivolge al cuore, lo interroga, lo premia e lo castiga. Se l’essere umano conosce il cuore, ha conosciuto se stesso e quindi Dio. Se un giorno non dovesse conoscere il cuore, non conoscerebbe se stesso e quindi nemmeno Dio, poiché chi non conosce se stesso, conosce ancor meno gli altri; la maggior parte della gente trascura il proprio cuore e si frappone tra il proprio cuore e se stessa.[6]
In base al versetto in questione “Dio s’insinua tra l’essere umano e il suo cuore”, tra l’essere umano e il suo cuore deve quindi esserci un legame di vicinanza affinché Iddio s’insinui tra loro due. Sicuramente il significato di “cuore” non è quello esteriore (organo materiale); pertanto l’insinuazione non ha un’accezione materiale, bensì del tutto astratta e spirituale. Così come nel versetto: “Noi siamo più vicini all’essere umano della sua vena giugulare”[7], la vicinanza non è materiale ma spirituale e completamente astratta. Dato che la vena giugulare viene considerata la cosa più vicina all’uomo, quindi Dio sarà ancora più vicino. Inoltre il cuore dell’uomo è un canale di comprensione e perspicacia e in realtà è necessario per la vita intellettuale dell’essere umano e, senza di esso, la vita assumerebbe meramente un significato materiale ed esteriore. In questo versetto dice: noi c’insinuiamo tra l’essere umano e questo canale di comprensione. Se diciamo che anche il cuore umano è una delle cose più vicine a lui (come la vena giugulare), allora Dio s’insinua tra l’uomo e la cosa più vicina a lui. In questo caso Iddio, nel versetto sedici della sura cinquanta, vuole manifestare la propria presenza e nel versetto in discussione la propria supremazia.
L’essere più vicino all’uomo della vena giugulare è un segno della presenza di Dio, nonostante la negligenza non ci permetta di percepire questa presenza; mentre l’insinuazione tra l’essere umano e il suo cuore, è segno della supremazia di Dio sull’uomo e il suo cuore. Inoltre la presenza è la condizione principale di questa supremazia. Noi siamo sotto il volere e la supremazia di Dio.
Riguardo a questa insinuazione si possono avanzare anche altre interpretazioni:
a. Dio s’insinua tra l’essere umano e il suo cuore con la morte, e poiché la morte è in mano Sua ed è un segno della Sua supremazia, attraverso essa tra l’uomo e il suo cuore si crea un ostacolo. Forse la continuazione del versetto che dice: “E certamente verranno radunati presso di Lui”, si riferisce proprio a questa morte. Quest’ultima in primo luogo crea una barriera tra l’essere umano e il suo cuore; secondo, l’essere umano con la morte entra nell’Aldilà.
b. Dato che la morte non significa necessariamente la separazione dell’anima dal corpo, ogni cosa alla quale consegua una specie di morte, è un tipo di morte, e alla fine si frappone tra l’essere umano e il suo cuore. Per esempio la deviazione è un tipo di morte. Allo stesso modo la guida e l’accettazione dell’invito del Profeta (S) sono un tipo di vita e la prima parte del versetto in questione si riferisce a questo: “… rispondete ad Allah e al Suo Messaggero quando vi chiama a ciò che vi fa rivivere …”[8]. Quando un individuo rifiuta l’invito di Dio e viene privato della vita che deriva dall’accettare quest’invito, egli è deviato e in seguito morirà. Inoltre Iddio imprime un timbro su tali individui: “Allah ha posto un sigillo sui loro cuori …”[9], e in questo modo crea un ostacolo tra l’essere umano e il suo cuore.
Sì, tutti coloro che disobbediscono alla guida e si volgono alla negligenza e alla deviazione, è come se fossero morti. Allo stesso modo coloro che sono stati guidati, anche se all’apparenza sono morti, in realtà è come se fossero vivi: “Sono vivi invece e ben provvisti dal loro Signore”[10]. Naturalmente quando la morte separa l’uomo dal suo cuore, viene privato del pensiero, della perspicacia, della razionalità e della comprensione: “… hanno cuori che non comprendono, occhi che non vedono e orecchi che non sentono …”[11].
c. A coloro che dimenticano Dio, a sua volta Dio fa dimenticare loro se stessi; cioè dimenticandosi di Dio finiscono per dimenticare se stessi. Chi dimentica se stesso o in altre parole si aliena, crea una barriera tra sé e la propria capacità intellettiva. Si crea uno spazio tra sé e la sua comprensione. Perde la capacità di comprensione e come dice Iddio: “… e cui Allah fece dimenticare se stessi …”[12], ricevono l’amnesia divina. Sì, in questo modo è come se morissero involontariamente e si allontanano dalla vita proba che consiste nel ricordare Dio e quindi sottomettersi e ubbidire a Lui; inoltre non solo dimenticano Dio ma anche se stessi.
d. Alcuni hadìth interpretano l’insinuazione come un potere e dichiarano: “Il significato di ‘S’insinua tra l’uomo e il suo cuore’ è che a volte l’essere umano decide di compiere un’azione e poi Iddio lo scoraggia e non permette che mantenga questa decisione o che la metta in pratica”[13].
Questo significato può essere accettato in parte, ma se abbiamo un motivo razionale in accordo con il versetto e un'altra argomentazione che lo conferma, non c’è motivo di tralasciare il significato esteriore del versetto che dice: “Dio s’insinua tra l’essere umano e il suo cuore”. L’essere umano è un essere che non è pieno all’interno, ma, come le altre creature contingenti è vuoto. Il defunto Koleyni ha riportato questo concetto in un hadìth: “Il Padre dell’Imam Ja’far (A) disse: ‘Certamente Allah, il Sublime, ha creato l’essere umano vuoto’”[14].
Dato che l’essere umano è vuoto all’interno, tra l’essere umano e se stesso domina l’esistenza di Dio, quindi Dio è vicino a ogni individuo. Se Dio è vicino, lo è con tutti i suoi attributi, poiché i suoi attributi essenziali[15] sono la sua essenza stessa e se sono presenti gli attributi essenziali anche gli attributi dell’azione sono presenti e influenti[16].[17]
I frutti di questa insinuazione:
1. Sappiamo che ogni barriera è più vicina alle due cose che separa rispetto a ognuna delle cose che ha diviso. Quindi l’essere umano conosce prima e meglio Dio del proprio cuore; comprende la presenza di Dio con la sua conoscenza presenziale. Perciò non può deviare nel riconoscerLo e non può nemmeno dubitare o prendere scuse di fronte al richiamo dei Profeti all’unicità di Dio.
2. Dato che Dio conosce meglio il cuore umano dell’uomo stesso, non c’è spazio per l’ipocrisia nell’accettare l’unicità di Dio, ovvero non può essere accettata solo esteriormente ma è necessario che sia la lingua che il cuore trovino fede in essa.
3. Quando si attribuiscono delle caratteristiche positive all’essere umano, esse sono legate anche a Dio senza intermediazione; quindi se l’uomo trova fiducia nella propria fede interna, nelle buone intenzioni e in tutte le proprie caratteristiche positive, e ne è orgoglioso, questo è dovuto alla sua totale ignoranza[18] del fatto che si considera proprietario indipendente della propria anima e pensa di avere potere assoluto.
4. Iddio può impedire all’essere umano di usufruire del proprio cuore in qualsiasi momento; quindi l’uomo non può sempre recuperare ciò che ha perso e perciò deve ubbidire al più presto e non rimandare continuamente di giorno in giorno.
5. Questa insinuazione manifesta la presenza e la supervisione di Dio ovunque e il Suo dominio su tutte le creature[19].
Il potere e il favore appartengono a Lui; anche l’attività intellettiva e spirituale è nelle Sue mani. Quindi l’essere umano non può nasconderGli qualcosa ma in ogni circostanza deve considerare il Suo favore un aiuto e non rivolgersi ad altri[20].
Per concludere riportiamo due hadìth:
Hisham ibn Salim ha riportato dall’Imam Sadiq (A) che il significato del nobile versetto in questione è: “Iddio impedisce che un individuo trovi certezza nel fatto che il falso sia vero”.[21]
In un altro hadìth di questo nobile Imam (A) viene riportato che: “L’essere umano prova desiderio per una cosa tramite l’orecchio, l’occhio e la mano, però quando quella cosa va verso di lui, il suo cuore la rifiuta e capisce che quella cosa non è giusta”.[22]
Testi per l’approfondimento:
Tabatabai Mohammad Hosseyn, Tafsir al-Mizan, vol. 9, versetto 24 della sura 8.
Qara'ati Mohsen, Tafsir-e Nur, vol. 4, versetto 24 della sura 8.
Sobhani Ja'far, Manshur-e Javid-e Qor'an, pag. 295.
Makarem Shirazi Naser, Tafsir-e Nemune, vol. 1, pag. 89.
[1] Ragheb Esfahani, Al-mofradat fi gharib al-Qor'an, pag. 137.
[2] Sobhani Ja'far, Manshur-e Javid-e Qor'an, pag. 295.
[3] Makarem Shirazi Naser, Tafsir-e Nemune, vol. 1, pag. 89.
[4] Tabatabai Mohammad Hosseyn, Tafsir al-Mizan, traduzione seyyed Mohammad Baqer Musavi, vol. 9, pag. 58.
[5]Javadi Amoli Abdollah, Zan dar Ayne-ye Jamal va Jalal, pag. 281.
[6]Feyz Kashani Mohsen, Mahajjat al-Baydha', vol. 5,pag. 3.
[7]Sacro Corano, 50:16.
[8] Sacro Corano, 8:24.
[9] Sacro Corano, 2:7.
[10] Sacro Corano, 3:169.
[11] Sacro Corano, 7:179.
[12] Sacro Corano, 59:19.
[13] Tabarsi Abu Alì Fadhl ibn Hasan, Tafsir Majma' al-Bayan, vol. 4, pag. 820.
[14] Koleyni Mohammad ibn Ya'qub, al-Kafi, vol.6, pag. 282.
[15] Gli aggettivi o le caratteristiche divine si suddividono in: attributi dell’essenza, che per dedurli è sufficiente far riferimento alla sola essenza di Dio, come “Sapiente”, “Potente”, “Vivo”, ecc.; attributi dell’azione, che per dedurli non è sufficiente far riferimento alla sola essenza, ma bisogna prenderla in considerazione nel momento del suo agire e creare, come “Creatore”, “Perdonatore”, “Elargitore”, ecc.
[16]Javadi Amoli Abdollah, Hekmat-e Ebadat, settima parte, pag. 213.
[17] Tratto dalla risposta alla domanda 89 (Sito: 10304).
[18] Tabatabai Mohammad Hosseyn, traduzione del Tafsir al-Mizan, vol. 9, pp. 58-60.
[19] Tafsir al-Mizan, vol. 9, pag. 58.
[20] Qara'ati Mohsen, Tafsir-e Nur, vol. 4, pag. 313.
[21] Tafsir al-Mizan, vol. 9, pag. 62.
[22] Ibidem.