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Data aggiornamento: 2011/11/21
Domanda concisa
Se un individuo vuole rafforzare il proprio credo, cosa deve fare?
Domanda
Vorrei sapere cosa posso fare per rafforzare il mio credo.
Risposta concisa

Per conoscere la religione e crescere spiritualmente, la giovinezza è l’età adatta della quale approfittare.

Il credo non è una mera questione di sapere e imparare, bensì occorre interiorizzarlo e metterlo in pratica.

Il fondamento e il nucleo del credo sono la conoscenza di Dio, riguardo a cui il Corano propone versetti attraverso i quali l’essere umano può conoscere Iddio sia per mezzo dei Suoi segni nell’universo sia riflettendo su se stesso, inoltre, leggere libri e riflettere sul mondo  favoriscono la conoscenza razionale di Dio. Tuttavia il conoscere se stessi è ancora più importante, a tale scopo presentiamo due vie. La prima è il riflettere su se stessi, gli effetti e gli attributi del Sé, che ci guiderà verso la percezione della magnificenza divina. La seconda via è il viaggio attraverso il Sé, composto di quattro tappe: solitudine, solitudine con Dio, allontanamento dalla propria “patria”, l’unione e la separazione da se stessi.

Inoltre è necessario sempre prestare attenzione a due punti: applicare le norme pratiche della religione (taqwa), e amare Dio e i Suoi Devoti, queste due azioni permetteranno alla fede di aumentare di giorno in giorno.

Risposta dettagliata

La decisione di disciplinare il proprio punto di vista e credo e altresì di rafforzare la propria fede, costituisce un passo molto importante, sacro e pregevole. Lungo questa via bisogna essere pazienti nonché impegnarsi, non ci si deve accontentare di una conoscenza superficiale, ma è necessario che il proprio credo si radichi. Per raggiungere questo fine, vi sono due vie, che è opportuno percorrere contemporaneamente: la prima consiste nel rafforzare il proprio credo dal punto di vista scientifico, razionale e filosofico, e la seconda, nell’interiorizzare il credo e la conoscenza di Dio attraverso un percorso interiore. È altresì necessario sentirsi vincolati alla pratica delle norme etiche e alle leggi religiose, e parimenti stabilire un legame affettivo con Dio e i Suoi Devoti, legame che consoliderà la fede.

Spieghiamo ora questi quattro aspetti:

1.             Rafforzare la conoscenza scientifica

Il credo è una questione alla cui certezza ogni individuo deve arrivare da sé e non è permessa l’imitazione pedissequa di altri. D’altra parte il fondare il proprio credo su riflessioni e ricerche, rafforzerà la fede e permetterà di sentirsi vincolati a metterla in pratica. Infatti prestare fede è diverso dal conoscere i principi del credo; è possibile che un individuo sappia che Iddio è unico, ma non abbia fede, come dice il Corano riguardo ai seguaci del Faraone: “Ingiusti e orgogliosi li negarono, anche se intimamente ne erano certi. Guarda cosa è accaduto ai corruttori!”[1].

I primi passi di questo viaggio sono il riflettere su stessi e sull’universo. Questo universo è reale? Se è reale, qual è il proprio ruolo in questo sistema? L’universo possiede capacità di comprensione o no? L’universo ha un creatore che lo amministra e che è saggio oppure no? È ovvio che le risposte positive o negative a ognuna di queste domande, influenzeranno le tappe successive di questo percorso. Il Principe dei Credenti Alì (A) disse al riguardo: “Iddio abbia misericordia di quel servo […] che sa da dove viene, dove è, e qual è la sua meta”[2]. Queste domande sono il primo istante del risveglio e attenzione dell’essere umano.

Quindi come primo passo dovrà risolvere la questione della conoscenza di Dio e cercare di farla progredire il più possibile, arrivando a comprendere gli attributi e le altre caratteristiche di Dio. Per attraversare questo stadio il metodo più costruttivo è quello di riflettere e farsi aiutare dalle idee degli altri. Dopo aver superato questo stadio e aver compreso che questo mondo ha un Creatore saggio e onnipotente, bisogna chiedersi se Iddio ha stabilito per l’essere umano una via al fine di raggiungere la perfezione, oppure se lo ha abbandonato a se stesso. A questo punto si entra nell’argomento della Profezia.

A tale proposito e al come dimostrare la Profezia dei Profeti, il Corano rappresenta la più grande guida e miracolo, infatti cercando rifugio presso questo Libro Celeste, riflettendo sulle sue argomentazioni e studiandolo, si potrà percepire la sua veridicità e in seguito, diventeranno chiare molte delle discussioni concernenti la Resurrezione, l’Imamato e altri argomenti legati alle scienze divine.

2.             Percorso interiore

La certezza di Dio consta di vari livelli, per raggiungere ognuno dei quali esiste un percorso specifico. Una di queste vie è il riflettere e l’attraversare se stessi; anche il Corano invita a ciò e insiste su questo punto. Il riflettere su se stessi presenta molte dimensioni e aspetti, necessari al viaggio spirituale: cioè conoscere se stessi è il primo passo e la via per conoscere Iddio, come leggiamo nell’hadìth: “Chi conosce se stesso conosce il proprio Signore”[3].[4] Questo tipo di conoscenza essendo interiore è efficace e permanente. In questa sede introduciamo due tipi di conoscenza del Sé:

2.1          Riflettere sui propri attributi e caratteristiche che, oltre a farci conoscere i nostri effetti esistenziali così profondi e la nostra natura misteriosa, ci permettono di conoscere e percepire profondamente Iddio, i Suoi attributi e le Sue azioni, in altre parole, ci aiutano a comprendere l’Unicità divina, i suoi stadi e a percepire il mondo esistenziale e le sue realtà.

2.2          Viaggio attraverso il Sé e i propri effetti: questo stadio è più profondo e difficile, ma è proprio questo percorso attraverso il Sé quello più vicino al percorso verso Iddio. Per questo metodo, che si svolge in un modo particolare, il viaggiatore spirituale taglia il suo legame con tutto e torna alla sua realtà, si manifesta allora la sua realtà luminosa e gli si apre la porta della conoscenza e della contemplazione, inizia così il viaggio e succede ciò che le parole non possono esprimere.

In questa sede ci occuperemo di come avviene questo viaggio spirituale interiore che aiuta ad approfondire e rafforzare il proprio credo.

2.2.1       Solitudine: riflettendo su noi stessi comprenderemo che siamo soli e il nostro legame con tutto ciò a cui pensavamo di essere legati è troncato; siamo sempre in uno “stato particolare di solitudine” siamo solo “noi stessi” e quello che abbiamo in noi stessi. A questo punto diventa piuttosto chiaro il significato di alcuni versetti coranici, quei versetti che parlano della nostra solitudine, che siamo soli; tuttavia non vi prestiamo attenzione al momento, ce ne renderemo conto al momento della nostra morte e quando incontreremo Iddio nel Giorno della Resurrezione[5].

2.2.2       Solitudine con Iddio: nella sua solitudine l’essere umano si sente solo alla presenza dell’Auto-sussistente, cioè Colui Che è il suo Creatore, il suo Sovrano e Colui che gli elargisce sussistenza, vedremo allora che siamo solamente con Iddio e profondamente legati a Lui, saremo sempre soli con Lui e solo Lui è con noi e non altri[6].

In questo stadio, se uno riesce nel percorso, la luce dell’Unicità incomincerà a manifestarsi in lui, la miscredenza tremerà ed entrerà in azione la fede, i veli della verità si sposteranno e noi ci sveglieremo. Non vedremo altro oltre al nostro Signore e Sovrano se non Lui, ogni vantaggio o svantaggio proverrà da Lui ed Egli avrà il diritto di giudicare e stabilire le norme; la bellezza e la magnificenza assoluta apparterranno solo a Lui ed è Lui che adoreremo. In questo stadio ci renderemo conto che solo Lui è il nostro Signore, Aiutante e Dio[7], mentre gli altri esseri umani, in base alle loro false congetture, considerano propri signori e aiutanti altri che Lui, e li pensano loro divinità[8], scegliendo così la via della deviazione.

2.2.3       Allontanarsi dalla propria “patria” (cioè dal cospetto d’Iddio): nella solitudine con se stessi, se l’essere umano torna a se stesso, viaggia attraverso se stesso; nello stesso momento in cui avverte di essere solo con il Sussistente, percepisce anche attraverso il suo senso contemplativo che si è allontanato dalla sua “patria originale”, e ha perso qualcosa o più cose. In altre parole, si sente solo lontano dalla sua “patria” e sente che tra lui e la sua vera origine, che è la “patria” della vicinanza e della contemplazione completa, c’è molta distanza e lo separa un velo o più veli.

Sente chiaramente l’angustia e il dolore della lontananza, un sentimento comprensibile solo da coloro che lo hanno provato e non può esprimersi a parole.

2.2.4 Unione e separazione da se stessi: il viandante spirituale, procedendo nel suo cammino, arriva a comprendere che nonostante sia separato da Lui, Gli è anche molto vicino: cioè Lui è vicino a noi e noi a Lui[9].

Comprendiamo ciò che fino ad ora pensavamo non ha fatto altro che dividerci e rendere più difficile arrivare alla meta: in breve capiamo che nonostante la nostra lontananza, Egli è il più vicino a noi di ogni altra cosa, addirittura è più vicino a noi di noi stessi[10]. Allora comprendiamo che l’ostacolo e il velo o gli ostacoli e i veli presenti sono con noi e in noi: altrimenti come potremmo essere lontani da Lui e privati della Sua contemplazione e allo stesso tempo esserGli vicini? Colui Che ci è più vicino di noi stessi, Che ha il controllo su tutto ed è presente in ogni luogo e ogni cosa?!

Questo velo o questi veli sono le nostre azioni, intenzioni, difetti etici, legami e altri punti oscuri, inoltre il prestare attenzione a questo e quello e a se stessi. La via per salvarsi è mondarsi da tutto e allontanarsi da se stessi, quindi dopo la purificazione e la separazione, dedicarsi al Suo ricordo e chiedere di avvicinarsi a Lui, affrettandosi alla “patria” della contemplazione attraverso il viaggio interiore. Naturalmente è ovvio che questa separazione non significa isolarsi, bisogna comunque stare tra le persone, ma non con le persone, cioè non dobbiamo accompagnarle nelle azioni che non contemplano Dio né nei peccati, bensì aiutarle nelle azioni probe.

L’imam Alì (A) disse: “Lo gnostico è colui che conosce se stesso, poi libera se stesso e si purifica da tutto ciò che lo allontana”[11].

In ogni caso, ciò che fa riconoscere nella conoscenza del Sé la conoscenza di Dio è il comportamento basato sulla sharia che si realizza quando ci si comporta secondo le norme religiose pratiche. In verità, ciò che porta l’essere umano alla contemplazione di Dio è conoscere la realtà di se stessi e avviarsi verso la propria origine, e questo non è possibile se non conseguendo la taqwa[12].

3.             Applicare le norme pratiche:

La purificazione del Sé, che nei testi religiosi è definita al-jihad al-akbar (il grande sforzo), è il più importante fattore per determinare il perfezionamento e il rafforzamento della propria fede.

Inoltre l’esecuzione corretta degli atti rituali, rispettando le condizioni e le norme, influenza positivamente il credo della persona e lo rafforza. In base al Corano e agli hadìth, le azioni dell’essere umano possono rafforzare o indebolire molto il suo credo religioso. Il sacro Corano dice: “e adora il tuo Signore fin che non ti giunga l'ultima certezza”[13].

D’altra parte il compiere azioni reprobe e peccati, indebolisce gradualmente la fede della persona, può financo spingerla verso la miscredenza. Il sacro Corano dice a tal proposito: “E fu triste il destino di quelli che fecero il male, smentirono i segni di Allah e li schernirono”[14].

4.              Stabilire un legame affettivo:

Uno degli aspetti importanti dell’essere umano è quello affettivo, che influenza molto il suo credo, tale che in alcuni hadìth la religione viene considerata affetto; l’imam Baqir (A) disse: “La religione non è altro che affetto”[15].

L’affetto vero spinge l’essere umano ad obbedire al suo Amato, a svolgere nel miglior modo ciò che l’Amato gli ordina, è per questo che l’imam Sadiq (A) - in seguito alla narrazione dell’hadìth precedente, recitò il seguente versetto: “Di' (o Profeta): ‘Se avete sempre amato Allah, seguitemi. Allah vi amerà …”[16].



[1]

"وَ جَحَدُواْ بهِا وَ اسْتَیقَنَتْهَا أَنفُسُهُمْ ظُلْمًا وَ عُلُوًّا فَانظُرْ کَیفَ کاَنَ عَقِبَةُ الْمُفْسِدِین".

Sacro Corano 27:14.

[2] Mohammad Mohsen Feyz Kashani, al-Wafi, vol. 1, pag. 116, Isfahan, prima stampa, 1406 AH:

"رحم اللّٰه امرء أعد لنفسه و استعد لرمسه و علم من أین و فی أین و إلى أین".

 

[3] Mohammad Baqer Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 2, pag. 32, Muassisat al-Wafa', Beirut, 1404 AH.

[4] Per approfondire cfr.: Allamah Tabatabai, al-Mizan, esegesi del vers. 5:105.

[5] “… e si presenterà da solo dinnanzi a Noi”, sacro Corano 19:80.

"...و یَأتِینا فَرداً"

“e nel Giorno della Resurrezione ognuno si presenterà da solo, davanti a Lui”, sacro Corano 19:95.

"وَکُلُّهُم آتِیه یَومَ القِیامَه فَرداً"

“Siete venuti a Noi da soli, come vi abbiamo creati la prima volta. Quello che vi abbiamo concesso, lo avete gettato dietro le spalle. Non vediamo con voi i vostri intercessori, gli alleati che pretendevate fossero vostri soci. I legami tra voi sono stati tagliati e le vostre congetture vi hanno abbandonato”, sacro Corano 6:94.

"ولقد جئتمونا فرادی کما خلقناکم اول مره وترکتم ما خولناکم وراء ظهورکم وما نری معکم شفعاءکم الذین زعمتم أنهم فیکم شرکاء لقد تقطع بینکم وضل عنکم ماکنتم تزعمون"

[6] “… Egli è con voi ovunque voi siate …”, sacro Corano 57:4.

"ُوَ مَعَکُم أَینَ مَا کُنتُم".

[7] “Non sai che Allah possiede il Regno dei cieli e della terra e, all'infuori di Lui, non c'è per voi né patrono né soccorritore?”, sacro Corano 2:107.

"أَلَم تَعلَم أَنَّ اللهَ لَهُ مُلکُ السَّماواتِ وَألارضِ وَمالکُم مِن دونِ اللهِ مِن وَلِیٍ وَلا نَصِیرٍ".

[8] “Adorano, all'infuori di Allah, ciò che non reca loro né giovamento né danno”, sacro Corano 25:55.

"وَیَعبُدُونَ مِن دُونِ اللهِ مالا یَنفَعُهُم وَلا یَضُرُّهُم".

 

[9] “… Noi siamo a lui più vicini della sua vena giugulare”, sacro Corano 50:16.

"ونحن أقرب إلیه من حبل الورید".

[10] “… e sappiate che Allah si insinua tra l'uomo e il suo cuore”, Sacro Corano 8:24.

"واعلموا أن الله یحول بین المرء و قلبه".

[11] 'Abdul-Wahid Amidi, Ghurar al-Hikam, pag. 240, hadìth 4841, Entesharat-e Daftar-e tablighat, Qom, 1987.

[12] Mohammad Shaja'i, Maqalat, Sorush, Teheran, prima stampa, 1993, vol. 3, pp. 223 e 224.

[13] Sacro Corano 15:99.

[14] Sacro Corano 30:10.

[15] Kulayni, al-Kafi, vol. 8, pag. 79, Dar al-kutub al-islamiyyah.

[16] Sacro Corano 3:31.

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