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Per prima cosa la teoria citata oltre a presentare molte ambiguità, mostra chiare contraddizioni. Quando si dice che l’individuo avanza verso un essere infinitamente complicato, abbiamo supposto l’esistenza di un tale essere, tuttavia nella seconda premessa si nega la possibilità che questo essere esista! In secondo luogo se consideriamo quest’ipotesi una teoria teologica, il presupposto della stessa riguardo alla sostanza di Dio sarà scorretto e il ragionamento che nega un creatore incompleto. Inoltre non esiste alcun legame tra il versetto “Siamo di Allah e a Lui ritorniamo”, noto con il nome di Istirja', e questa teoria.
I concetti presentati nella domanda, in merito all’evoluzione dell’individuo e del mondo, oltre alle ambiguità e alla superficialità, esprimono solamente un punto di vista personale e non possono essere considerati una teoria scientifica per avviare un discorso concernente Dio. Inoltre, la prima parte della domanda, che è la parte fondamentale, rivela contraddizione. Quest’ultima crea molte ambiguità nella comprensione della teoria; ad esempio non si capisce se questa teoria è una risposta all’esistenza di Dio oppure ha lo scopo di conoscere lo stato e il destino dell’individuo e del creato con l’aiuto della scienza moderna, aspirando a una conoscenza più approfondita di Dio, l’individuo e il creato?
Certamente se fosse stata citata la teoria originale, il nome del suo ideologo e il campo nella quale è stata esposta, ciò avrebbe facilitato il compito di fornire una risposta più precisa e scientifica. In queste condizioni il ragionamento citato presenta notevoli ambiguità.
Com’è stato detto, dal testo della domanda emerge una contraddizione nel ragionamento. Quando si dice che l’individuo avanza verso un essere infinitamente complicato, abbiamo supposto l’esistenza di un tale essere, tuttavia nella frase successiva viene negata la possibilità che un essere infinitamente complicato esista. Ancor più strano è che si giunga alla conclusione che non esiste un creatore. Tralasciando la contraddizione citata, se questa teoria viene analizzata in apologetica, bisogna esaminare due affermazioni: una riguardante la sostanza di Dio e l’altra in merito all’esistenza di Dio. Il presupposto di questo ragionamento, cioè che Dio è un Essere infinitamente complicato, è una risposta alla sostanza di Dio, mentre il risultato, la negazione di Dio, è una risposta all’esistenza di Dio.
Per quanto concerne la sostanza di Dio quasi tutti i filosofi islamici, tranne Fakr Razi, condividono che Iddio non ha una sostanza, infatti la sostanza è il limite dell’essere e Iddio è assoluto e senza limiti. Nel presupposto di questo ragionamento Iddio è stato considerato un Essere infinito, però questa infinitezza riguarda la Sua complicatezza e non i Suoi limiti.
Da un’altra parte la complicatezza di Dio, in base all’intuizione degli gnostici, è una questione conflittuale, a maggior ragione quindi l’infinità della sua complicatezza!
Secondo gli gnostici Iddio non è un essere complicato, piuttosto è l’essere umano che, a causa delle macchie sulla sua anima, non può comprendere il puro concetto dell’esistenza e cerca Dio, che è più vicino della sua vena giugulare, lontano da sé.
Considerando i punti analizzati, il presupposto principale del ragionamento in questione è nullo, e supponendo anche l’esistenza di un essere infinitamente complicato (che certamente è in contraddizione con la teoria) non si potrà mai concludere che non esiste un creatore, poiché il presupposto dell’ideologo in merito alla sostanza divina è errato.
La terza parte della domanda è l’interpretazione del versetto “Siamo di Allah e a Lui ritorniamo”. Questo nobile versetto è il 156 della II sura. Questa frase, che è nota col nome di Istirja', è il succo della gnosi islamica e della vera unicità di Dio. Il nobile Principe dei Credenti, Alì, (A) interpretando questo versetto disse: «Quando diciamo che “Siamo di Allah” ammettiamo di essere Suoi servi, mentre quando diciamo “e a Lui ritorniamo”, confessiamo che ce ne andremo da questo mondo e il nostro vero luogo è un altro»[1]. Dal punto di vista della gnosi pratica, solamente coloro che sono giunti vicino a Dio e si sono in Lui annichiliti, possono comprendere il vero significato di questo nobile versetto; per una visione teorica, invece, bisognerebbe approfondire le questioni del movimento ascendentale e discendente dell’universo, la profezia e la wilayah, il mi'raj o viaggio del Profeta (S), ecc., che però sono estranee a questo articolo.
Nella seconda parte della domanda viene chiesto se esista qualche legame tra il versetto dell’Istirja' con l’opinione citata dal teorico occidentale. La verità è che se la consideriamo una teoria apologetica, non vi è nessun legame, dato che chiaramente la teoria (senza considerare le ambiguità e le contraddizioni) vuole dimostrare l’esistenza o l’inesistenza di Dio, mentre il versetto dell’Istirja' non vuole dimostrare l’esistenza di Dio, bensì, nell’ammettere l’esistenza di Dio, lo scopo principale è quello di percorrere la strada dell’unicità di Dio e arrivare ai più alti livelli conoscitivi e religiosi, che certamente non sono altro che l’unicità esistenziale di Dio.
Se invece riteniamo questa teoria un’opinione scientifica e cosmologica (una tale probabilità può essere corretta solamente se prendiamo atto di ciò che ne ha dedotto colui che ha posto la domanda), considerando i vari cambiamenti che sono stati apportati a questa teoria, la si può reputare uno sforzo per spiegare parte del movimento ascendentale dell’universo e presupporre che si vuole illustrare scientificamente l’evoluzione dell’essere umano e del mondo. Certamente affermare una cosa simile non è semplice dato che oltretutto il principio di questo tipo di teorie non è stato ancora dimostrato nella sua completezza, perciò questi concetti possono essere utilizzati solamente per approfondire maggiormente l’argomento.
Infine per una disamina del movimento ascendentale e discendente dell’universo, e del versetto Istirja', consigliamo le seguenti fonti:
1. Allamah Tabatabai, Al-Mizan fi tafsir al-Qur'an, vol. 1, pag. 384, Daftar-e entesharat-e eslami, Qom, 2006,
2. Naser Makarem Shirazi, Tafsir-e Nemune, vol. 1, pag. 531, Dar al-Kutub al-Islamiyyah, Teheran, 2001.
3. Mohammad Shojai, Ma'ad ya bazgasht be suye Khoda, vol. 1 e 2, Sherkat-e enteshar, Teheran, seconda ristampa, 2009.
4. Henry Corbin, Afaq-e tafakkor-e ma'navi dar eslam-e irani, Dariush Shaiegan, traduzione di Baqer Parham, Nashr va puhesh-e farzan ruz, quarta ristampa, 2006; Secondo volume del libro Az dayere-ye nobovvat to dayere-ye velayat, seconda parte, Nobovvat va velayat, pp. 113-120.
5. Alì Akbar Khanjani, Me'rajname, estratto da Dayerat al-Ma'aref erfan, compilato da Rasul Malekian Esfahani, 2008.
[1] Naser Makarem Shirazi, Tafsir-e Nemune, vol. 1, pag. 531, Dar al-Kutub al-Islamiyyah, Teheran, 2001.