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I peccati non sono tutti dello stesso livello, perciò anche il loro perdono dipende dal tipo di peccato commesso: è possibile che un peccato possa essere perdonato semplicemente esprimendo il proprio pentimento a parole (istighfar), mentre un altro peccato necessiti di più impegno e debba essere rimediato. Nell’Islam, la porta del ritorno presso Iddio (il pentimento) rimane aperta finché l’essere umano è vivo, e per raggiungere questo scopo, chiedendo aiuto a Dio e facendo ricorso ai suoi Devoti, è necessario impegnarsi fino in fondo per rimediare ai torti arrecati a Iddio e alla gente.
Inizialmente riportiamo, in breve, l’opinione di vari sapienti musulmani in merito alla suddivisione dei peccati in minori e maggiori, quindi tratteremo i metodi che ci aiutano a cancellare le conseguenze dei peccati dalla nostra vita.
Nei testi islamici esistono tre opinioni riguardo ai peccati maggiori, le citiamo poiché ci permetteranno di arrivare alla risposta della domanda.
1. I peccati maggiori sono quelli per cui è stato promesso il Fuoco.
2. I peccati maggiori sono quelli per cui c’è una motivazione sicura della loro proibizione, deducibile dai versetti e dagli hadìth.
3. In base ad alcuni hadìth, tutti i peccati, di fronte alla magnificenza divina, sono maggiori e il fatto che alcuni siano chiamati minori è in confronto ad altri peccati.
Considerando questa introduzione, una delle questioni cui gli insegnamenti islamici prestano attenzione, è che ciò che porta l’essere umano alla dannazione sono l’allontanarsi dagli ordini divini e l’avvicinarsi al peccato, per i quali sono state promesse pesanti punizioni nei versetti e negli hadìth. Non va dimenticato che l’essere umano, considerando le conseguenze negative del peccato nella sua vita privata e sociale, può invertire la rotta e dirigere la sua vita verso la beatitudine. Nell’Islam, infatti, non esistono vicoli ciechi: chiunque, in qualunque situazione, può cambiare la propria direzione virando verso ciò che lo porta alla beatitudine.
I metodi per cancellare le conseguenze dei peccati
Il cancellare le conseguenze dei peccati attraverso delle azioni probe è definito takfir. Essendo queste azioni numerose, ne elenchiamo solo alcune:
- Compiere le preghiere obbligatorie e meritorie – Iddio nel Corano dice:
"وَ أَقِمِ الصَّلاةَ طَرَفَیِ النَّهارِ، وَ زُلَفاً مِنَ اللَّیْلِ، إِنَّ الْحَسَناتِ یُذْهِبْنَ السَّیِّئات"
“Esegui l'orazione alle estremità del giorno e durante le prime ore della notte. Le opere meritorie eliminano quelle malvagie”[1].
- Chiedere perdono (istighfar) – Una delle azioni che permette di cancellare i peccati, è il pentirsene, come accennato in numerosi hadìth. L’imam Sadiq (A) disse: “Quando l’essere umano compie un peccato, gli viene concesso tempo dalla mattina fino alla sera, se si pente, la sua azione non sarà presa in considerazione”[2]. Egli in un altro hadìth affermò: “Gli vengono concesse sette ore, se si pente, non gli sarà ascritto nulla, se invece non si pente, gli sarà ascritto”, inoltre aggiunse: “A volte un credente si ricorda di un suo peccato dopo vent’anni, mentre un miscredente lo dimentica subito dopo averlo commesso”[3]. In un altro hadìth si narra che un Infallibile (A) disse: “Per ogni male c’è una cura, la cura del peccato è chiedere perdono”[4].
Riguardo alla richiesta di perdono che cancella le conseguenze dei peccati, è necessario sapere che per istighfar, non s’intende solo la richiesta di perdono a parole, tale che qualsiasi torto commesso nei confronti di Dio o della gente, sia perdonato con una semplice richiesta di perdono, ciò non è sufficiente, anzi potrebbe anche avere conseguenze negative.
L’imam Ridha (A) disse: “Colui che chiede perdono a parole, ma nel cuore non sia pentito di ciò che ha commesso, si è preso gioco di se stesso”[5].
- Proferire benedizioni per il Profeta (S) e l’Ahl al-Bayt (A) (salawat) – Questa è una delle azioni che cancella i peccati. L’imam Ridha (A) disse: “Colui che non ha la possibilità di compiere le azioni che permettono il suo perdono, proferisca molte benedizioni per Muhammad (S) e la sua Famiglia (A), quest’azione cancellerà i suoi peccati”[6].
Citiamo infine altre azioni che estinguono i peccati, riportandone la fonte: il digiuno nel mese di Sha'ban[7], assistere un oppresso e allontanare il dolore dei credenti[8], provare angoscia per la morte[9], andare in moschea per compiere la preghiera dopo che un credente ha recitato la chiamata alla preghiera (azan)[10], recitare il Corano[11], piangere per le afflizioni dell’imam Husayn (A)[12], visitare il sepolcro del Profeta (S) e degli infallibili Imam (A)[13], guardare la Casa di Dio (la Ka'bah)[14], non peccare – solo ed unicamente perché ci si vergogna di Dio – in un luogo in cui non c’è nessuno (similmente al non peccare in un luogo pubblico per vergogna della gente)[15], impegnarsi per soddisfare le necessità di un credente malato[16], digiunare nel mese di Ramadan e dominare il proprio stomaco, l’istinto sessuale e la propria lingua in questo mese[17].
[1] Sacro Corano 11:114.
[2] Muhammad Ya'qub Kulayni, Usul al-Kafi, vol. 2, pag. 437, hadìth 1, Dar al-kutub al-islamiyyah, Teheran, 1986.
[3] Ivi, hadìth 3.
[4] Ivi, pag. 439, hadìth 8.
[5] Mohammad Baqer Majlesi, Bihar al-Anwar, vol. 75, pag. 356, hadìth, Mu'assisat al-Wafa', Beirut, 1404 AH.
[6] Ivi, vol. 91, pag. 48, hadìth 2.
[7] Ivi, vol. 94, pag. 91, hadìth 5.
[8] Ivi, vol. 75, pag. 68, hadìth 5.
[9] Ivi, vol. 73, pag. 16.
[10] Ivi, vol. 81, pag. 154.
[11] Ivi, vol. 89, pag. 17, hadìth 18.
[12] Ivi, vol. 44, pag. 283, hadìth 17.
[13] Muhammad ibn Alì Saduq, Man la Yahdhuruh al-Faqih, vol. 2, pag. 577, cap. relativo al pellegrinaggio al mausoleo del Profeta (S) e degli Imam (A), Entesharat-e Jame'e-ye modarresin, Qom, 1413 AH.
[14] Ivi, vol. 2, pag. 204, hadìth 2142.
[15] Ivi, vol. 4, pag. 412, hadìth 5895.
[16] Ivi, vol. 4, pag. 15.
[17] Bihar al-Anwar, vol. 93, pag. 371, hadìth 55.