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Data aggiornamento: 2011/05/18
Domanda concisa
Se l’intelletto approva la religione, perché non tutti gli individui dotati d’intelletto sono religiosi?
Domanda
Perché non tutti sono religiosi? L’intelletto non approva forse la religione?
Risposta concisa

L’intelletto è una luce guida attraverso la quale adorare Iddio e raggiungere il Paradiso. La religiosità (fede), invece, consiste nel credo che occupa il cuore. Sia l’intelletto che la fede possiedono vari livelli. Coloro che possiedono un alto livello d’intelletto, non saranno mai irreligiosi, parimenti coloro che possiedono un elevato rango di fede, vantano un notevole intelletto. Secondo il sacro Corano e gli hadìth, l’intelletto è una delle migliori e più sicure vie per conoscere la religione e arrivare ad alti livelli di fede. Per questo motivo, l’Islam, in varie occasioni, ha manifestato lo straordinario valore dell’intelletto. Per esempio l’Inviato di Dio (S) disse: “Chi è privo d’intelletto non ha neppure fede”. Per quanto concerne il fatto che alcuni individui dotati d’intelletto non hanno niente a che fare con la religione, vi sono diversi motivi di cui ne riportiamo alcuni:

errata conoscenza della religione, il comportamento riprovevole di alcuni religiosi o sedicenti tali, il richiamo dei peccati che la religione ha vietato, ostinazione, imitazione pedissequa dei propri padri e antenati infedeli, insofferenza verso le difficoltà e i divieti che accompagnano la fede in Dio.

In conclusione, riguardo agli individui che non accettano la religione, bisogna dire che nonostante usufruiscano della grazia dell’intelletto, in realtà non agiscono secondo quest’ultimo.

Risposta dettagliata

Per capire la risposta occorre prima definire le parole intelletto e religiosità (fede). L’intelletto è una luce guida e potenza conoscitiva sito nell’essere umano, attraverso cui adorare Iddio e riconoscere le buone azioni, e con queste conquistare il Paradiso.[1] La luminosità di questa luce guida è diversa in ogni individuo. In alcuni è molto intensa, in altri debole. Nonostante ciò, nessuno si lamenta presso Dio per questa differenza, perché tutti pensano di avere un intelletto completo.

La religiosità (fede), invece, consiste nel credo che occupa il cuore, in arabo la parola “fede” (iman) deriva dalla stessa radice della parola “sicurezza”, come se chi ha fede desse sicurezza a colui nella cui veridicità, sincerità e purezza egli crede, cioè gli dà fiducia e certezza che non cadrà mai in dubbio nel proprio credo.

La fede possiede moltissimi livelli, poiché a volte si ammette e si crede in una cosa, e il suo risultato è solo questo credo nel cuore e nel pensiero; altre volte diventa più forte e questo credo si estende ad alcune sue esigenze; e altre volte ancora diventa ancor più forte e si estende a tutte le esigenze che conseguono da questo credo. Ne consegue che non tutti i credenti sono allo stesso livello per quanto concerne il credo nell’occulto, nella presenza e nella vigilanza di Dio, e nel giorno del Giudizio.[2]

Secondo il sacro Corano e gli hadìth, l’intelletto è una delle migliori e più sicure vie per conoscere la religione e raggiungere i più alti livelli della fede. Per questo motivo in varie occasioni l’Islam ha manifestato lo straordinario valore dell’intelletto. Per esempio l’Inviato di Dio (S) disse: “Chi è privo d’intelletto non ha neppure fede”[3].

In un hadìth è stato riportato che un gruppo di persone esaltava un musulmano alla presenza del Profeta (S) ed egli chiese: “Com’è il suo intelletto?”, risposero: “O Inviato di Dio! Noi chiediamo riguardo al suo sforzo nell’adorazione e altre opere pie, e tu ci interroghi in merito al suo intelletto?!”. Il Profeta disse: “La disgrazia ottenuta dalla stoltezza dello stolto è peggiore di quella causata dalla depravazione del depravato e dal peccato del peccatore; Iddio il Giorno del Giudizio eleverà il rango dei suoi servi secondo il loro intelletto, e in base ad esso si avvicineranno a Dio”[4].

Per maggiori informazioni consultate la domanda 8987 del sito (L’Islam e la razionalità).

Conforme a quanto detto, tutte le disposizioni impartite dalla religione sono approvate dal sano intelletto ed è per questo che i versetti e gli hadìth ci invitano a seguire il nostro intelletto.  Tutti i veri religiosi sono dunque individui dotati d’intelletto, e, avvalendosi di questa virtù, hanno accettato questa strada e le difficoltà che essa comporta. D’altra parte dobbiamo ammettere che non tutti gli individui dotati d’intelletto sono anche religiosi: tale realtà non può essere confutata. Di seguito elenchiamo i motivi della loro irreligiosità:

1.             Conoscenza scorretta della religione - Giacché non tutti gli individui sono dotati dello stesso livello d’intelletto, in molti casi è possibile che coloro che non sono a un alto livello di fede, siano confusi e non abbiano realmente compreso la verità.

2.             Il comportamento riprovevole di alcuni religiosi o coloro che si considerano tali – Uno dei pericoli per la società religiosa è il fatto che coloro che vogliono conoscere la religione, invece di avvinarsi attraverso le fonti primarie che sono il reale esempio della religione, si basano sul comportamento della gente normale o addirittura di coloro che si presentano falsamente come religiosi. L’Islam, da questo punto di vista, ha subito molti danni. Costoro devono comprendere che questo metodo non è adeguato per acquisire conoscenza e in molti casi l’essere umano si allontana ancor più dall’obiettivo.

3.             Il richiamo dei peccati che la religione ha vietato – Non v’è dubbio che il peccato porta piacere, infatti l’imam Kazim (A) disse: “La via per il Paradiso è irta di difficoltà, mentre la via per l’Inferno è accompagnata dai brevi piaceri del peccato”[5]. Purtroppo molti tralasciano la religione per raggiungere questi piaceri effimeri.

4.             L’ostinazione – Alcuni miscredenti, quando assistevano ai miracoli del Profeta e costatavano la veridicità dell’Islam, invece di prestar fede, dicevano: “O Allah, se questa è la verità che viene da Te, fai piovere su di noi pietre dal cielo, o colpiscici con un doloroso castigo”[6].

5.             L’imitazione pedissequa dei propri padri e antenati irreligiosi - Alcuni miscredenti di fronte al Profeta (S) giustificavano la propria irreligiosità dicendo che seguivano i propri padri. Al riguardo il Corano dice: “Quando si dice loro: «Venite a quello che Allah ha fatto scendere al Suo Messaggero», dicono: «Ci basta quello che i nostri avi ci hanno tramandato!». Anche se i loro avi non possedevano scienza alcuna e non erano sulla retta via?”[7].

6.             Molti individui voluttuosi mal sopportano le difficoltà e i divieti che accompagnano la fede in Dio – Recitare le preghiere al freddo o al caldo, rinunciare ai propri beni sulla via di Dio, partecipare al jihad e attendere il martirio, ecc., sono considerati problemi da molti individui, che per paura di essi, hanno abdicato alla fede.

Bisogna anche considerare che nel campo delle credenze e delle regole pratiche dell’Islam, alcune questioni superano la capacità dell’intelletto e, pur non essendo contrario ad esse, non riesce tuttavia a coglierne l’essenza per comprenderle; per esempio le motivazioni delle regole pratiche e le questioni riguardanti i dettagli dell’Aldilà.

I motivi per cui secondo noi alcune regole possono sembrare in contraddizione con l’intelletto sono due:

il primo è che molte delle realtà basilari dell’Islam non possono essere analizzate e chiarite dall’intelletto. Secondo, bisogna distinguere l’intelletto dalla fantasia, poiché è possibile che certe fantasie siano considerare risultati dell’intelletto.

I motivi citati per l’irreligiosità della gente mostra che chi rinuncia alla fede, nonostante usufruisca della grazia dell’intelletto, in realtà ha agito contrariamente a quest’ultimo; in caso contrario il sano e completo intelletto, se non vi sono ostacoli, non è affatto in conflitto con gli insegnamenti e le disposizioni della religione. Inoltre, razionalmente, questi motivi non sono una valida giustificazione per trascurare la fede.



[1]Al-Kafi, vol. 1, pag. 11, hadìth 3.

[2] Traduzione persiana di Al-Mizan, vol. 1, pp. 72 e 73.

[3] Mustadrak al-Wasa'il, vol. 11, pag. 209.

[4] Ivi, pag. 210.

[5] Bihar al-Anwar, vo. 1, pag. 142.

[6] Sacro Corano, 8:32.

[7] Sacro Corano, 5:104.

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