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Data aggiornamento: 2010/07/22
Domanda concisa
Che cos’è la magnanimità (karamah)? In che modo si può intraprendere la via della magnanimità? Che posizione occupano le persone magnanime presso Dio?
Domanda
Che cos’è la magnanimità (karamah)? In che modo si può intraprendere la via della magnanimità? Che posizione occupano le persone magnanime presso Dio?
Risposta concisa

Il termine karamah (magnanimità) in lingua araba significa lontananza dalla meschinità e dall’indegnità, e ogni anima nobile e immune da ogni tipo di abiezione è definita “magnanima”.

Nella lingua araba karamah (magnanimità) è il contrario di dana'ah (meschinità) e zillah.

Per arrivare alla vetta della magnanimità bisogna acquisire il timor di Dio (taqwa) e la capacità di astenersi dai peccati. Il timor di Dio è l’allontanamento da ogni cosa che induce l’essere umano al peccato.

Il nobile Principe dei Credenti (a) disse: “Colui che diviene timorato di Dio ottiene ciò che vuole eternamente, Iddio lo ospita nella dimora della propria magnanimità, poiché questa dimora è una prerogativa di Dio. Il suo soffitto è il Trono divino e la sua illuminazione la Bellezza divina, i visitatori sono gli angeli, e gli amici e i vicini sono i Profeti divini (a).

Risposta dettagliata

Il termine karamah (magnanimità) in lingua araba significa lontananza dalla meschinità e dall’indegnità, e ogni anima nobile e immune da ogni tipo di abiezione è definita “magnanima”.[1]

Nella lingua araba la'ym (meschino) è il contrario di karim (magnanimo).[2] La'amah e dana'ah hanno lo stesso significato, ovvero meschinità, quindi dana'at è il contrario di karamah (magnanimità) e dani l’opposto di karim (magnanimo).[3]

La magnanimità secondo gli Infallibili (A):

Il nobile Profeta dell’Islam (S) disse: “Iddio, il Grande, è magnanimo e ama la magnanimità”[4].

Il Principe dei Credenti, Alì (A), disse: “Colui che perdona prima che gli sia chiesto, è magnanimo”.[5]

“Gli eventi spiacevoli non influenzano l’animo del magnanimo”.[6]

“Il magnanimo è una persona che si astiene da ciò che è proibito ed è immune da tutti i difetti”.[7]

“La persona magnanima è disgustata da ciò di cui si vanta il meschino”.[8]

“Il magnanimo è una persona che difende la propria dignità con i beni, invece il meschino è colui che difende i beni con la propria dignità”.[9]

“Se una persona comprende la magnanimità e la nobiltà dell’anima, tutto il mondo diventerà piccolo ai suoi occhi”.[10]

La via per raggiungere la magnanimità

Negli hadìth degli Imam (A) è stata spiegata chiaramente l’opposizione tra magnanimità e meschinità. La magnanimità è la nobiltà d’animo e la lontananza da ogni tipo di meschinità, essa è una virtù ed è uno dei nomi di Dio; però, dal lato opposto, ogni cosa che allontana l’essere umano dalla magnanimità e dall’avvicinarsi a Dio, come disse il nobile Profeta (s), è la radice del peccato e il suo inizio.[11] Per questo motivo il mondo in arabo è stato chiamato al-danya poiché tra tutte le cose, è quella di minor valore.[12] In conformità a quanto detto in precedenza, ovvero che danā’at  (meschinità) è il contrario di karāmat (magnanimità) e dany il contrario di karim, e che dany, e danya provengono dalla stessa radice, non si possono cercare e trovare la magnanimità e la nobiltà d’animo, nell’amore per il mondo. Il motivo, secondo il nobile Alì (A), è questo: “Il mondo rende l’essere umano meschino”.[13] La magnanimità si trova al polo opposto della meschinità. Per raggiungere la vetta della magnanimità bisogna astenersi dal peccato, dalla mondanità e controllare i propri impulsi, in poche parole avere timore di Dio; come afferma il Principe dei Credenti (A): “La magnanimità non si ottiene senza timor di Dio (taqwa)”.[14]

Dio nel sacro Corano dice: “I più magnanimi di voi presso Dio sono i più timorati di Dio tra di voi”.[15]

Inoltre il Principe dei Credenti (A) disse anche: “La chiave della magnanimità (karam) è il timore di Dio (taqwa)”.[16]

Riconoscere il timor di Dio (taqwa)

Secondo un detto del nobile Alì (A): “Il timor di Dio (taqwa) è che una persona si allontani da tutto ciò che lo induce al peccato”.[17]

In un altro hadìth l’Imam (A) dichiara: “Certamente il timor di Dio (taqwa) è la medicina per le malattie dei cuori, la luce dei cuori, la cura dei dolori corporali, l’unguento per le ferite dello spirito,  ciò che elimina le abiezioni dalle anime, la luce della parte oscurata degli occhi, la sicurezza durante le irrequietudini e l’illuminatore delle vostre oscurità. Quindi fate in modo che l’ubbidienza a Dio ricopra le vostre anime e non la vostra esteriorità, siate obbedienti con l’anima e non con il corpo, affinché questa sia mischiata con gli arti e le parti del vostro corpo e fate in modo che assuma il comando in tutte le vostre azioni. Rendete l’ubbidienza a Dio l’ingresso all’elisir della vita, l’intercessione dei desideri, il rifugio per il Giorno del Giudizio, il lume delle tombe, la tranquillità di fronte alle lunghe paure del barzakh (mondo intermedio tra questo mondo e l’aldilà) e la via di salvezza nei momenti difficili della vita. L’obbedienza a Dio è il mezzo che previene gli incidenti mortali e i luoghi spaventosi dei quali siete in attesa e nei quali si trova il calore delle fiamme. Quindi per colui che sceglie il timor di Dio (taqwa), le difficoltà si allontaneranno, le amarezze diventeranno dolci, la pressione delle difficoltà e i dolori saranno eliminati, si alleggeriranno i continui e stancanti problemi, e l’onore perso pioverà su di lui. La misericordia trattenuta ritornerà, i beni divini dopo essersi fermati riprenderanno e le benedizioni che erano diminuite aumenteranno di nuovo”.[18]

La magnanimità e lo spirito divino

Il sacro Corano presenta la sostanza principale dell’essere umano come un’essenza nobile e magnanima. Se l’essere umano diventa magnanimo ha intrapreso il proprio percorso naturale e ha ritrovato la propria sostanza principale. Mentre l’ubbidienza e la beatitudine sono conciliabili con la sostanza principale dell’essere umano, la disobbedienza e la dannazione invece sono imposte, ma non la magnanimità giacché l’essenza umana è magnanima. Allah, il Sublime, dice: “Noi abbiamo onorato l’essere umano”[19], poiché nella sua creazione è stata utilizzata un’essenza magnanima. Se l’essere umano fosse stato creato, come le altre creature, solo con la terra, la magnanimità non avrebbe fatto parte della sua indole e non sarebbe stata la sua caratteristica principale. Invece l’essere umano possiede un’essenza e un accidente, il suo accidente ha radice nella terra mentre l’essenza è legata a Dio. Iddio, il Magnanimo, nel sacro Corano ha associato l’anima a Se Stesso e il corpo, che ha radice nella terra e nella natura, all’argilla.[20] Non ha detto: “Io ho creato l’essere umano con il fango e lo spirito immateriale”, bensì: “Ho formato l’essere umano con il fango, in seguito ho ispirato in lui il Mio spirito”, e poiché l’anima umana è connessa a Dio, il Maestro più magnanimo, essa possiede una quota di magnanimità e perciò spirito divino significa spirito magnanimo.[21]

La ricompensa delle persone magnanime

Come disse il Principe dei Credenti (A): “Dio vi ha raccomandato di astenervi dal peccato e l’ha resa (quest’astensione) il massimo del proprio consenso e del proprio volere dagli esseri umani. Quindi temete Iddio al Cui cospetto vi trovate, Colui che detiene la vostra volontà e controlla tutti i vostri movimenti e stati.

Se nascondete qualcosa, Lui sa, e se la manifestate, la registra. Per registrare le azioni ha incaricato gli angeli magnanimi e nobili di non dimenticare nessun vero e di non registrare nessun falso. Sappiate che colui che diviene timorato di Dio e si salva dalla corruzione, con la luce della guida divina sfugge alle oscurità e ottiene ciò che vuole eternamente, Iddio lo ospita nella dimora della propria magnanimità, poiché questa dimora è una prerogativa di Dio. Il suo soffitto è il Trono divino e la sua illuminazione la Bellezza divina, i visitatori sono gli angeli, e gli amici e i vicini sono i Profeti divini (a).”[22]


[1] Javadi Amoli, Abdollah, Keramat dar Qor'an, pag. 22.

[2] Sa'alabi Neyshaburi, Fiqh al-Lughat, pag. 139.

[3] Javadi Amoli Abdollah, Keramat dar Qor'an, pag. 22.

[4] Mohammadi Rey Shahri, Mohammad, (Hosseyni seyyed Hamid), Muntakhab Mizan al-Hikmah, hadìth 5493.

[5] Amedi, Abd al-Vahid, Ghurar al-Hikam e Durar al-Hikam, Chap-e Daneshghah, vol. 1, pag. 365, hadìth 1389.

[6] Ivi, vol. 2, pag. 1, hadìth 1555.

[7] Ivi, vol. 2, pag. 4, hadìth 1565.

[8] Ivi, vol. 2, pag. 44, hadìth 177.

[9] Ivi, vol. 2, pag. 154, hadìth 2159.

[10] Ivi, vol. 5, pag. 451, hadìth 9130.

[11] Mohammadi Rey Shahri, Mohammad, (Hosseyni seyyed Hamid), Muntakhab Mizan al-Hikmah, hadìth 2194.

[12] Ivi, hadìth 2171.

[13] Ivi, hadìth 2192.

[14] Nahj al-Balaghah, sentenza 113.

[15] Sacro Corano, 49:13.

[16] Mohammadi Rey Shahri, Mohammad, (Hosseyni seyyed Hamid), Muntakhab Mizan al-Hikmah, hadìth 6664.

[17] Ivi, hadìth 6683.

[18] Nahj al-Balaghah, sermone 198.

[19] Sacro Corano, 17:70

[20] Sacro Corano, 17:71-72

[21] Javadi Amoli, Abdollah, Keramat dar Qor'an, pag. 62.

[22] Nahj al-Balaghah, sermone 183.

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